Sono stati 66.638 gli studenti che hanno affrontato il test d’ingresso alla Facoltà di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria, 2.000 in meno dello scorso anno. Nonostante l’emergenza sanitaria da COVID-19, le prove si sono svolte regolarmente secondo le regole previste già nelle edizioni precedenti: cento minuti di tempo per rispondere, 60 domande a risposta multipla, senza dimenticare un quesito sul Coronavirus, 13.072 posti disponibili. Prima dell’inizio delle prove, si sono registrate file molto lunghe per la consegna delle autocertificazioni, oltre che per effettuare la misurazione della febbre. I test si sono svolti in un clima abbastanza particolare, tra i banchi distanziati secondo le misure previste, le mascherine indossate per l’intera durata della prova e le tante proteste contro il numero chiuso, oltre che per la quarantena che ha impedito a molti la partecipazione e gli spostamenti all’interno di una regione o in una regione vicina. 

Lo svolgimento dei test per l’ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia ha rappresentato anche una prova per il mondo della scuola, in relazione alla messa in pratica di tutte le misure di sicurezza richieste, e c’è stato più di un ricorso test medicina 2020. Lo stesso rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, ha sottolineato come le prove di ammissione siano state una “una prova generale per il ritorno delle lezioni in presenza”. Invece, il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto si è sentito “aprire il cuore” nel vedere le aule piene di studenti e chiamati allo svolgimento delle prove per l’ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia. E, in relazione alle misure di sicurezza messe in atto per rendere sicuro lo svolgimento dei test, proprio il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, ha sottolineato l’esistenza e la messa in atto di “un protocollo molto severo e organizzato” che ha previsto “un accesso differenziato, la distanza in aula dove si realizzavano i test, mascherine, sanificazione, controllo degli spazi”. Azioni realizzate grazie al coordinamento tra “l’Università stessa con il supporto della protezione civile nazionale e di tutte le altre istituzioni locali”; pertanto, Manfredi ha evidenziato come ci sia stata “un’organizzazione molto dettagliata che ha permesso di svolgere i test in perfetta sicurezza, garantendo gli studenti”. I test si sono tenuti in spazi molto grandi e vasti. Bari ha suddiviso i 2680 partecipanti in 57 aule, all’interno di cinque diverse sedi universitarie, mentre all’esterno della facoltà di Giurisprudenza alcuni studenti hanno manifestato, con indosso i camici da medici, mascherine, accompagnando la dimostrazione con striscioni. In molte altre città, gli aspiranti camici bianchi sono stati ospitato in padiglioni di fiere, com’è avvenuto a Torino, Padova e Pordenone. I 2600 candidati di Torino, dove il numero dei candidati non è calato rispetto all’anno e si sono contesi i 490 posti di Medicina e i 44 di Odontoiatria, sono stati ospitati presso il Lingotto Fiere, negli spazi dedicati al Salone del Libro. Bergamo, invece, ha allestito presso il Lazzaretto una sede universitaria provvisoria; proprio qui gli studenti sono stati accolti dal sindaco Giorgio Gori. I ragazzi campani sono entrati in modo contingentato, cinque alla volta, per evitare code ed assembramenti. Presso l’Università La Sapienza, invece, una squadra di 4 supereroi in camice bianco ha accolto gli aspiranti camici bianchi. Il team di supereroi aveva la funzione di vigilare, in modo simbolico, sulla sicurezza e sulla trasparenza nello svolgimento dei test. A organizzare il flash-mob è stato il pool Consulcesi, network legale dei professionisti sanitari, leader nel settore del rimborso medici specializzandi, che ha denunciato “segnalazioni di irregolarità da tutta Italia”.